1) La macchina elettrica
“Ero
andato da quel medico perché m’era stato detto che guariva le malattie nervose
con l’elettricità. Io pensai di poter ricavare dall’elettricità la forza che
occorreva per lasciare il fumo.
Il
dottore aveva una grande pancia e la sua respirazione asmatica accompagnava il
picchio della macchina elettrica messa in opera subito alla prima seduta, che
mi disilluse, perché m’ero aspettato che il dottore studiandomi scoprisse il
veleno che inquinava il mio sangue.”
2) Il corpo umano
“Il mio
desiderio di salute m’aveva spinto a studiare il corpo umano. Egli, invece,
aveva saputo eliminare dal suo ricordo ogni idea di quella spaventosa macchina.
Per lui il cuore non pulsava e non v’era bisogno di ricordare valvole e vene e
ricambio per spiegare come il suo organismo viveva. “
“Tullio
s’era rimesso a parlare della sua malattia ch’era anche la sua principale
distrazione. Aveva studiato l’anatomia della gamba e del piede. Mi raccontò
ridendo che quando si cammina con passo rapido, il tempo in cui si volge un
passo non supera il mezzo secondo e che in quel mezzo secondo si movevano
nientemeno che cinquantaquattro muscoli. Trasecolai e subito corsi al pensiero
alle mie gambe a cercarvi la macchina mostruosa. Io credo di avercela
trovata. Naturalmente non riscontrai i
cinquantaquattro ordigni, ma una complicazione enorme che perdette il suo
ordine dacché io vi ficcai la mia attenzione.
Uscii
da quel caffè zoppicando e per alcuni giorni zoppicai sempre. Il camminare era
divenuto per me un lavoro pesante, e anche lievemente doloroso. A quel
groviglio di congegni pareva mancasse ormai l’olio e che, movendosi, si
ledessero a vicenda. Pochi giorni appresso fui colto da un male più grave di
cui dirò e che diminuì il primo. Ma ancora oggidì, che ne scrivo, se qualcuno
mi guarda quando mi movo, i cinquantaquattro movimenti s’imbarazzano ed io sono
in procinto di cadere.”
3) La locomotiva
“Scrivendo,
anzi incidendo sulla carta tali dolorosi ricordi, scopro che l’immagine che
m’ossessionò al primo mio tentativo di vedere nel mio passato, quella
locomotiva che trascina una sequela di vagoni su per un’erta, io l’ebbi per la
prima volta ascoltando da quel sofà il respiro di mio padre. Vanno così le
locomotive che trascinano dei pesi enormi: emettono degli sbuffi regolari che
poi s’accelerano e finiscono in una sosta, anche quella una sosta minacciosa
perché chi ascolta può temere di vedere finire la macchina e il suo traino a
precipizio a valle.”
4) La macchina da scrivere
“Carmen
stava esercitandosi alla macchina da scrivere, tutt’assorta a rintracciarvi le
singole lettere.”
“Si
fece dare la macchina da scrivere e, correntemente, come se avesse scritto
sotto dettatura, con gesti più ampi di quanto esigesse un lavoro utile alla
macchina, stese la prima favola. Porgeva già il foglietto a Luciano, ma si
ricredette, lo riprese e lo ripose apposto nella macchina, scrisse una seconda
favola, ma questa gli costò più fatica della prima tanto che dimenticò di
continuare a simulare con gesti l’ispirazione e dovette correggere il suo
scritto più volte.”
5) La macchina fotografica
“Ognuno
dinanzi alla macchina fotografica assume un altro aspetto ed io guardai altrove
sdegnato con me stesso d’indagare quelle facce.”
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